Il mio posto (Non capisco chi gira il mondo per andare a pesca)
Marco
Sportelli
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Ammetto che c'è un piacere speciale anche nel pescare nuove acque, posti lontani. Tentiamo queste nuove specifiche sfide, cercando di far tesoro delle generiche esperienze che abbiamo accumulato in ambienti simili, adattandole a questa novità; e poi c'è la curiosità della scoperta, l'inatteso scenario che ci aspetta dietro alla prossima curva…
Il
piacere di pescare vecchie acque è differente: abbiamo un passato in
comune, sappiamo come scovare i suoi segreti ma tuttavia sono le nuove piccole
differenze che ci entusiasmano: quel colore nuovo del fondo, i tricotteri in
aumento, quella buca che non è più la stessa, un albero caduto ha creato un
bel giro d'acqua, o quello grossa trota che non avevo mai visto salire sulla
mia mosca. E' in questi posti che raggiungiamo l'eccellenza, sappiamo a
memoria dove sono i pesci ed il modo più efficace di presentargli
l'imitazione. E' serenità e certezza. Non c'è nulla di stupefacente in questo: noi possiamo amare solo quello che conosciamo bene. Il "nostro posto" è qualcosa di intimo. C'è quel qualcosa su di lui che noi conosciamo come nessun altro conosce. Quel qualcosa che pervade i nostri sogni. Ci riaffiora alla mente nei momenti più inattesi, fantastichiamo su di lui durante il lungo inverno. Prendete quei ricordi, moltiplicateli per cinque, dieci, venti volte finche il posto diventi un estensione della vostra immaginazione e non sarete più completamente sicuri se qualcuna delle volte che avete pescato lì era reale o solo sognata. Veramente non capisco chi gira il mondo per andare a pesca, non capisco dove trovino soldi, tempo e consenso della famiglia. Spiegatemelo e sono dei vostri.
Che
palle i soliti posti!
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