Una trota difficile

(Ovvero genio e pazzia)

Marco Sportelli  

 

 

UnecIn certe giornate ci piace scorazzare per il fiume con lo scopo di realizzare il maggior numero possibile di catture, mentre in altre nulla è per noi più stimolante della sfida a pochi selettivissimi pesci. Situazioni in cui è richiesta tutta la nostra abilità. Situazioni in cui mettiamo in campo trucchi ed esperienza maturata in anni di pesca a mosca. Se poi la trota è veramente grossa ci si torna a riprovare ripetutamente e…quel giorno ci tornai per la terza volta. Lei era ancora lì. Bollava lentamente, ad intervalli regolari. Sul nulla. O perlomeno non su qualcosa di chiaramente visibile (Quando non vedete le mosche schiudere potete fare queste due considerazioni:

1°) Domandarvi se la vostra vista è adeguata. In caso negativo vi consiglio una visita oculistica due volte l'anno

2°) Constatare che nessuna mosca sta schiudendo. Sebbene un poeta disse "La musica è sublime ma certi silenzi lo sono ancora di più" -affermazione peraltro di scarso valore poiché risulta che il suddetto non fosse un pescatore e tanto meno a mosca- è appurato che le trote non possono cibarsi di quello che non vedono o di quello che non c'è; ma loro non possono neanche andare in birreria, seppure scommetto gli piacerebbe. Se non riuscite ad individuare di cosa si stanno cibando invece di innervosirvi inutilmente sfruttate questa prerogativa di cui disponete come appartenenti alla razza umana, spostatevi al fresco del bar più vicino e fatevi servire da bere.) Ma io sono astemio e così invece di farmi una birra decisi di accettare la sfida. Provai a pensare come una trota, ma devo ammettere che non ho la minima idea di come pensa una trota. Provai con le emergenti, le dun e le spent. Provai con delle formiche. Provai un piccolo popper, uno stimulator ed un imitazione di mosca di maggio, ma questi ultimi erano sicuramente fuori dei canoni di pensiero di una trota che si rispetti. Le mie imitazioni dragavano prima di arrivare a tiro del pesce ma anche le poche volte che eseguivo una passata perfetta venivano ignorate. Mi venne un idea eccezionale, risalii il fiume fin sopra al pesce, entrai in acqua carponi per non farmi scorgere (né dal pesce né da eventuali osservatori, se qualcuno mi vedeva poteva solo pensare che ero pazzo), sostituii lo 0,12 con lo 0,8 e con un lancio morbido posai una microscopica mosca un paio di metri a monte della mia preda. La corrente fece il resto. Finalmente riuscii ad agganciarla. Brown trout. Foto Flyfisherman

(Tutti i pescatori provano una speciale soddisfazione quando risolvono una difficile equazione logica sul fiume. Selezionare il giusto artificiale, forare un vento teso, combattere il dragaggio creato da correnti contrastanti, risolvere un problema d'avvicinamento genera un moto d'orgoglio - e la prova ne è sempre la cattura.)

Un leggero, soddisfatto, sorriso d'autocompiacimento partì da un angolo della mia bocca. In quel momento, qualsiasi cosa, anche la ricrescita dei miei capelli, era possibile. Quel leggero, soddisfatto sorriso d'autocompiacimento si estese. Avevo provato a risolvere questo problema per ore. Sarei potuto riuscirci anche recuperando uno streamer verso sera, ma sarebbe stato come abbassare la rete da pallavolo (che non è poi una cosa così disdicevole). Persistere con la secca e la mia smisurata capacità di deduzione mi aveva portato alla soluzione:il finale, l'avvicinamento, il punto d'attacco ed il mio sviluppato istinto da predatore avevano fatto la differenza.

Mi sentivo dannatamente orgoglioso, anzi mi sentii un genio.

Esiste una sottile linea di demarcazione tra genio e pazzia… a volte troppo sottile, difatti lo 0,8 alla seconda fuga si ruppe ed io impazzii dalla disperazione. 

Beh! Dato che ci sono vi racconto tutta la verità. Devo ammettere che in quei pochi secondi che l'ho tenuto mi sono accorto di un’altra cosa: si era allamato fortuitamente, per la coda. :-)))