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E' quasi inverno e sto giocando con canne, mosche e mulinelli. Guardo la pila
di scatole piene di un’immensa varietà d’imitazioni, alcune con nomi
altisonanti, altre inventate, soppeso i mulinelli che ho appena pulito ed
ingrassato, sfioro con le dita la vernice lucida e perfetta delle canne, ma lo
sguardo scivola oltre il luccichio delle "cose" per posarsi su immagini e
perdersi tra ricordi. Immagini d’acque cristalline, schiuse, bollate. Ricordi
di giorni pieni di sole, aria pura e buone amicizie; ma anche nebbia, code in
autostrada, fiumi in piena e, beh si, qualche cappotto!
Capita, se si sbaglia il timing!
Timing: calcolo del tempo,
ritmo, scelta del momento… Chissà come mai le parole non definite possiedono
un fascino che manca alle parole il cui significato è chiaro..JPG)
La nostra carriera
di pescatori a mosca è piena di momenti giusti persi per un pelo, di “ieri sì
che…”, di “appena te ne sei andato…”, di “avresti dovuto esserci…”. A
differenza d’altre attività umane, nella pesca, ed in questa in particolare,
la scelta del momento è uno degli elementi determinanti per rendere
“memorabile” una giornata sul fiume. Certi posti sono facili da leggere,
addirittura banali, altri molto meno. Un migliaio di pescatori li può provare
a mezzogiorno o a metà pomeriggio, nel giorno sbagliato, e se ne andrà senza
bollare. Bisogna esserci nel momento giusto. Solo nel momento giusto.
Ma qual è il
momento giusto? Le variabili in gioco sono talmente tante e tanto
imponderabili da lasciar spazio alla superstizione, tant’è che perfino il
pescatore più pragmatico prova una spiacevole sensazione di disagio nel
sentirsi augurare un’innocente: “Buona pesca!”
C’è chi crede
ciecamente alla teoria Solunare e con in mano l’almanacco ed il piano ferie
cerca di combinare le due cose, chi fiuta l’aria ed analizza il colore del
cielo e chi, con un approccio più sistematico, s’affida al diario segreto
compilato anno per anno, con catture, schiuse e condizioni del fiume, da cui
tenta d’estrapolare il miglior momento per un determinato posto.
Per non partir da
troppo lontano tralascerei congiunture astrali, fasi lunari, percezioni
olfattive e focalizzerei l’obiettivo sull’impatto che hanno i cicli stagionali
sul nostro sport, per poi, nella seconda parte, zoomare sui ritmi giornalieri
del pesce e terminare con un dettagliato close-up della schiusa.
Le
stagioni -
Aprile e Maggio non hanno paragoni, li aspetto dieci mesi l’anno… ma non mi
bastano e non sono tutto. Del resto qualcuno mi ha fatto notare che “essere
affascinati dal cambiamento delle stagioni è uno stato mentale più felice di
essere disperatamente innamorati della primavera”. Sono d’accordo, soprattutto
come pescatore. La nostra è un’attività senza fine, ogni periodo ha la sua
mania, ogni stagione la sua magia. Vediamole.
Inverno -
Una smania alieutica ci assale, ma piove, è freddo e d’uscire a caccia di
qualche pesce invernale non se ne parla neppure, cosi, in preda a questo
micidiale mix di noia e passi one, ci dirigiamo verso il più fornito negozio
di pesca. Avete notato come gran parte degli acquisti si faccia proprio
d’inverno? Sarà per il maggior tempo passato a sfogliare cataloghi o perché
occorre ripristinare l’attrezzatura, ma soprattutto perché, diciamocelo,
tornare a casa con una nuova canna o nuovi stivali ce ne fa sognare
l’utilizzo, rendendo più vividi anche ricordi ed emozioni della stagione
appena conclusa. A me perlomeno capita così, d’estate rimpiazzo solo il filo
esaurito ma d’inverno intensifico le visite al negozio.
L’attrezzatura
indispensabile, si sa, è veramente poca, quindi ben presto ci si dedica al
superfluo, ed ai gadget in particolare. Non solo buttiamo soldi ma ci
complichiamo la vita. Basta osservarci per un attimo, in riva al fiume con il
nostro milletasche stracolmo e pieno di pendagli, per capire che assomigliamo
molto più ad un venditore ambulante con il suo carico di mercanzia che ad un
essere momentaneamente libero dagli impegni del mondo.
Ma la cosa più
destabilizzante è tornare con un depliant di viaggi. Apparentemente innocui,
con la loro carta patinata e foto di catture, ben presto si dimostrano subdoli
strumenti di tortura. Essendo concepiti per separare migliaia di pescatori a
mosca dalle loro sostanziose entrate, s’intrufolano come un tarlo nel nostro
cervello ed una volta entrati, continuano a vivere di vita propria. Come per i
farmaci, dovrebbero allegargli un bugiardino con posologia ed effetti
collaterali:
[Da sfogliare solo dopo prolungata
astinenza. Tenere il listino prezzi fuori della portata delle mogli. In caso
di sovra-dosaggio rivolgersi ad un’agenzia viaggi e partire immediatamente].
Comunque, è bello cullarsi in un sogno, a volte anche
solo cullarsi. Riscalda il cuore.
Se poi trovate veramente tempo e denaro per partire
fatelo, ma, anche qui, con il giusto timing. Conosco pescatori cui vengono le
convulsioni alla frase: “Avresti dovuto esserci la settimana scorsa”. Ve la
sentirete ripetere allo sfinimento: l’agenzia, le guide, la ragazza del
supermercato “Sonotredollariecinquantaavrestidovutoesserci…”.
C’è perfino
chi è arrivato a prenotare una settimana di pesca nel
rinomato fiume lontano per poi arrivare una settimana prima, la settimana
quando "la pesca è stata grandiosa" e "avreste dovuto esserci" ma… mi fermo
qui. C’è già troppa letteratura a riguardo.
Valide alternative
per questo periodo sono quelle di mettersi al morsetto a far mosche su mosche
o dedicarsi alla pesca a streamer. Quest’ultima è noiosa. Arrivi al laghetto
a mezzogiorno. Lanci e recuperi, lanci e recuperi. Dopo circa tre ore guardi
l’orologio: segna solo le 12,30… ma l’inverno è talmente lungo da farmi
dubitare che i pesci siano esseri capaci di bollare, così, mestamente mi
adatto. “Giusto due lanci… per non perdere la mano…” mi giustifico ad occhi
bassi se qualcuno m’incontra da queste parti.
Solo a Febbraio
maturo la piena confidenza che ci potrebbe essere realmente una nuova
primavera. E che forse esistono gli insetti..JPG)
Primavera -
…ancora un lancio…
Abili alette che scendono la corrente, ben presto centro di cerchi,
concentrici come bersagli. Come pescatore a mosca esisto per questo: le
schiuse. Le inseguo, con il progredire della stagione, da valle verso monte,
da mezzogiorno verso sera.
Le prime acque a
risvegliarsi sono quelle del piano, i grandi fiumi alpini non ancora
interessati dal disgelo: a mezzogiorno. In questo periodo le schiuse, se ci
sono, sono molto prevedibili. Se ci sono.
Poi le risorgive,
da inizio aprile. Anche qui effimere nel primissimo pomeriggio con già qualche
sedge verso sera. Mezza giornata di pesca quasi garantita.
Proseguendo con la
stagione gli insetti sfarfallano con più variabilità. Fattori come
esposizione, portata, quota, temperatura generano specifici calendari per ogni
corso d’acqua. Qui trova la massima importanza il diario “segreto” e
l’esperienza.
…ancora un lancio…
Ma sapere quando e dove non basta. Occorre esserci. Ci sono troppe
variabili in gioco e perché si allineino perfettamente ci vuole molta fortuna
o la possibilità di poter mollare tutto in qualsiasi momento. Sperare di
conciliare lavoro, famiglia e ritmo della natura è utopico.

Andrea è il mio idolo.
Venduta l’attività si è concesso un anno sabbatico da dedicare alla pesca. Non
ho ben contato i mesi ma, poiché sono ormai un vago multiplo di dodici, inizio
a credere che non si riferisse all’anno solare!
…ancora un lancio…
E’ sorretto da un’insanabile passione e due ottimi principi:
-Primo. “Nella
vita contano soprattutto due cose: la salute e la voglia di lavorare. Io ho
una salute perfettamente allenata dalle giornate trascorse a pesca. Mia moglie
la voglia di lavorare. Non abbiamo problemi.”
-Secondo: “ Il
denaro non è la cosa più importante della vita ma ad ogni modo, a meno che
compri qualcosa, ne ho abbastanza perché mi basti per il resto della mia
esistenza!”
Non ha figli.
Andiamo sempre a pesca assieme anche se di solito lo seguo solo con il
pensiero. Al resoconto serale è un po’ come essere veramente là. Rivedo
luoghi, immagino sensazioni. Una soprattutto. L’invidia. Tant’è che un giorno
l’ho guardato dritto negli occhi e gli ho chiesto: “Ma tu, non dovresti
ricominciare a lavorare?”
“No, non credo che
dovrei. Non ancora!”
mi ha detto con un sorriso. Ma bisogna immaginarselo
detto con un sorriso.
.JPG)
…ancora un lancio…
Però, stranamente,
ci sono schiuse su cui, per quanto si studi e si programmi, non si riesce mai
a pescare. Volete un esempio? L’Ephemera Danica. Sono pienamente d’accordo con
chi sostiene che in realtà le mosche di maggio non esistono. Sono un mito,
un’idea promozionale. Le pro-loco montane si sono accorte di un calo di
presenze e consumo di birra nel periodo che sta tra le fiere agricole di
primavera e le gare di canoa estive e, semplicemente, hanno deciso d’inventare
qualcosa per sostenere la misera economia locale. Non vi sembra vero perché le
avete viste in foto? Con le macchine digitali e Photoshop si possono fare cose
incredibili il giorno d’oggi!
…ancora un lancio…
E’ ormai buio, molto più buio di quello che realmente serve per
smettere di pescare ma vedo, anzi sento, ancora delle bollate
…ancora un lancio…
Prolungare le cose oltre il limite è uno dei pochi modi che conosco
per rubare tempo al tempo… e sorbirmi fin l’ultima stilla di primavera.
…ancora un …
Estate
- Zero
attività. Momenti in cui m’assalgono quesiti filosofici tipo: Pesco, quindi
esisto! Momenti in cui mi bastano un paio d’ore senza bollate per dubitare (di
nuovo) che i pesci lo sappiano realmente fare. Essere nel fiume sbagliato in
pieno agosto è un’esperienza frustrante. Prima o poi capita a tutti. Eppure, se ci
ostiniamo, un motivo ci dovrà pur essere! Il mio lo conosco. Sono succube di
un’immagine. Di quelle che ti si fissano nella mente, così, quando sei
distratto, e poi ti si posano in fondo all’anima, accompagnandoti tutta la
vita.
Eccola: il fiume
d’estate dopo un temporale; la sabbia a buccia d’arancia; alti pioppi appena
lavati dalla pioggia, si stagliano su nuvole cui seguono nuvole, nere e
minacciose; odore di bagnato dappertutto. Mezza stagione in mezzo alla
stagione.
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E’ un ricordo
tondo, vedo l’immagine sento il profumo percepisco il fresco sulla pelle, è un
ricordo che riaffiora ad ogni perturbazione in arrivo, è un ricordo che mi
sprona ad essere là, da qualche parte, vicino all’acqua.
Certo, il mese
d’agosto non è il massimo per la pesca a mosca ma a noi chiede il massimo.
Pesci, insetti, pescatori… tutti in vacanza, tranne il sole che anzi, fa gli
straordinari: è un caldo terribile!
Tuttavia negli
ultimi anni ho imparato che certi fiumi, senza un motivo apparente, sono
produttivi anche in questo periodo. Suggerire di concentrare la nostra
attività ai limiti del giorno, indicare irrequieti torrenti montani, proporre
fiumi ombrosi e cupi da pescare in caccia come il Nera, o le gelide acque del
Tevere che solo in questo mese abbina schiuse ad acque limpidissime, è
corretto, ma scontato e banale.
Non vi limitate al
banale: con il sole a picco, i bagnanti poco lontano ed i miei bimbi che
giocano con i sassi del greto, anche le pagine estive del mio diario hanno
cominciato a riempirsi d’annotazioni, diverse da quelle scontate!
Autunno
- Abbinando
un senso ad ogni stagione non ho dubbi: la primavera ci stordisce con i
profumi, l’estate ci passa attraverso la pelle, ma l’autunno… l’autunno è la
stagione dei colori. Banale, d’accordo. Tuttavia stupefacente! Non è solo la
tonalità dei boschi che ci incanta. E’ la luce, il particolare colore della
luce. E’ la trasparenza dell’aria. E’ la rugiada che satura i colori. E’ lo
stato d’animo, quella leggera malinconia che ci fa apprezzare le sfumature. E’
il vento, la sua assenza che rende immobili e quindi più facili da fissare le
immagini.
L’autunno è la
stagione del temolo, delle giornate corte, delle schiuse dilazionate.
Torna nuovamente
piacevole programmare un’intera giornata di pesca. Sappiamo di poter evitare
la levataccia, siamo ragionevolmente certi di trovare pesce in attività o
perlomeno disposto a salire, ma soprattutto nutriamo la segreta certezza di
far strage di temoli. Perché poi!?

Nei fiumi che
frequento questi pesci si prendono bene in primavera, in certe giornate estive
catturarli è quasi un esercizio infantile, ma in questo periodo diventano
terribili. Hanno la pancia piena e possono scegliere come e quando nutrirsi. E
lo fanno. E’ periodo di schiuse prolungate ma spesso rade, miste, infarcite di
piccoli terrestrial poco visibili. Il menu varia da pesce a pesce, da luogo a
luogo, ma ben raramente collocano le nostre improbabili imitazioni nella loro
lista dei desideri. Li prendiamo solo perché li cerchiamo, siamo lì per loro,
perseveriamo.
Le uscite
settembrine, lungo torrenti dominati da verdi ormai sbiaditi dal sole estivo,
le abbiamo dedicate a trote dal temperamento sanguigno e sgargianti pallini
rossi, ma ora, con fondali incupiti e boschi infiammati, per contrasto
preferiamo questo quieto pesce dalla tenue livrea disegnata a pastelli.

C’è di certo un
gusto estetico in tutto questo!
La pesca del
temolo a fine stagione è elegante, rilassante, meditativa. E’ come un
bicchiere d’Amarone a fine pasto. E’ pesca di puro piacere. Epicurea. Ecco il
termine!
Poi con la fine
d’ottobre, le giornate più corte, più fredde e le schiuse nuovamente troppo
limitate alle ore centrali, andar per fiumi ritorna ad essere uno stoico
esercizio necessario ad appagare la nostra insana passione, e che dire poi del
ritorno all'ora solare, non arriva mai l'ora di pranzo e poi… poi è subito
sera. In autunno invece di toglierci dovrebbero regalarci un'altra ora e
magari altre due a Natale, al posto della tredicesima.
Ma anche queste
giornate di pesca, rubate all’inverno imminente, ci servono, ci regalano
immagini ed emozioni che accumuliamo avidamente. Come orsi prossimi al letargo
ne facciamo provvista.
C’è in vista un
lungo inverno da superare.
–continua-
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