Storia e preistoria della pesca a mosca Sportelli Marco
|
|
Ma la storia
non
smette mai di stupirci. La
pubblicazione scientifica tedesca “Die Lugner” riferisce che sono state
scoperte recentemente, nella zona di Postumia, già famosa per le sue grotte,
delle cavità naturali abitate dall’uomo nella preistoria. Sembra che
l’accesso fu occluso da una frana in tempi remoti e questa particolare
condizione ha permesso di conservare intatte fino ad ora delle stupende pitture
rupestri. Oltre alle usuali scene di caccia in una è chiaramente illustrato un
nostro progenitore nell’atto di procurarsi il cibo non con lancia od arco ma,
udite udite, con un attrezzo molto simile ad una canna da pesca cui è
chiaramente appeso tramite un filo un pesce. Ma questo non è tutto, difatti
analizzando attentamente l’elaborazione computerizzata di questa pittura,
eseguita dall’Istituto Lazljivac di Ljubljana risulta evidente l’intenzione
dell’arcaico artista di rappresentare nei pressi del pesce e del pescatore
delle farfalle o degli insetti, che se il pittore si è preso la briga di
raffigurare dovevano avere una notevole valenza nella scena. A noi fa piacere
pensare che quelle fossero mosche di Maggio, considerando che lì vicino scorre
da sempre il mitico UNEC, e che magari il nostro progenitore, usandole come
esca, ne costruisse anche di artificiali.
Noi
non sappiamo se anche in tempi preistorici c’erano di queste dispute, comunque
proviamo ad immaginare che andò così: NINFUS, giovane guerriero e valente cacciatore, avendo visto dei pesci nuotare nel fiume e salire spesso a ghermire grossi insetti, pensò di studiare un sistema per catturarli. Si rivolse a TUTAK-HODA, il saggio del villaggio, e ne ascoltò con attenzione i consigli. Il saggio era uno straniero, provenendo da un villaggio di pescatori ad almeno un chilometro di distanza, e purtroppo parlava un idioma tanto differente dal suo che NINFUS ebbe non poche difficoltà ad interpretare le sue parole, ma alla fine gli parve di capire che si, si potevano catturare quei pesci “ma fai attenzione, perché mangiano soprattutto sott’acqua!” gli disse il vecchio. Ricco di questi consigli si armò di clava e si tuffò per pescare sotto.
Ben presto però si accorse di quanto fosse urgente che qualcuno inventasse i sottotitoli. Perché la traduzione corretta, infatti, era: “ma soprattutto fai attenzione, perché se vai sott’acqua ti mangiano!”
KUL-DEKHA, suo fratello minore, era poco interessato alla caccia, prediligeva raccogliere frutti,bacche ed andare in cerca di nidi. Spesso si avvicinava al fiume perché le uova che preferiva erano quelle d’anatra, ed anche lui quindi, aveva notato da qualche tempo quei grossi pesci bollare.
Rimaneva solo da ricoprire l’amo. Dapprima pensò che avrebbe potuto utilizzare il pelo di Lepre o di un uccello
ma essendo un pessimo cacciatore non riuscì a rimediare nulla. Fu cosi che gli venne in mente, che, nei nidi d’anatra, spesso, assieme alle uova trovava delle piume molto morbide e leggere che avrebbero fatto al caso suo. Si diresse al nido che aveva appena depredato per fare colazione, raccolse un paio di piume, le legò con la treccia all’amo e quello che accadde subito dopo lo sappiamo dalle pitture rupestri pervenute fino ai giorni nostri.
|