Ai confini della realtà storia di ordinaria follia nell’appennino forlivese Paolo Locatelli
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Dopo circa due anni
di lavoro trascorsi tra stesura di bozze, analisi di fattibilità, incontri con i
dirigenti dell’Amministrazione Provinciale, incontri e scambio di e-mail con
biologi, studio delle modalità operative, stesura e presentazione del progetto,
indagini e campionamenti “sul campo”, finalmente il 16 di Aprile vengo contattato dal dott. Franco Anacardi, capo dell’ufficio pesca dell’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena, per accordarci sulla data e le modalità di consegna delle 15 scatole Vibert contenenti ciascuna 1000 uova embrionate di trota Fario provenienti da ceppi selezionati dall’acquacoltura Angelo Foglio di Bagolino (BS). Dopo una fitta serie di telefonate tra il sottoscritto, Anacardi e l’allevatore ci accordiamo per la consegna nel pomeriggio del 23 Aprile e l’immissione sul torrente Riborsia nella prima mattina del giorno successivo, sabato 24. Dopo i tutti i campionamenti e le analisi preliminari l’operazione Riborsia può finalmente partire !!! Per i più distratti ricordo in breve che il “nocciolo” del progetto si basa sull’immissione, per tre anni consecutivi, di 15.000 uova embrionate all’anno; con lo scopo di ottenere una zona di riproduzione naturale da cui prelevare, negli anni successivi, un piccolo quantitativo di trote adulte ed un numero più consistente di esemplari da 5 – 10 cm con cui ripopolare altri torrenti della zona. Alle ore 15 di venerdì 23 Aprile mi viene consegnato il pacco contenete le scatole ed insieme a questo anche il primo problema: il ghiaccio utilizzato per mantenere la temperatura necessaria alla conservazione delle uova è completamente sciolto ed il termometro indica una temperatura di oltre 26° C, troppo perché le uova si mantengano fino alla mattina successiva !
Telefono
all’allevamento e,
A questo punto quelle che ho per le mani non sono più uova di trota ma “figli” lungamente attesi e da proteggere a qualunque costo, anche affrontando l’ira funesta della consorte che invece, inaspettatamente, si dimostra comprensiva e perfino interessata (…il giorno in cui sarò in grado di prevedere la reazione di una donna non sarò più di questo mondo !!!). La sera preparo con cura tutto il materiale necessario per il trasporto: borse termiche, fogli di polistirolo, piastre refrigeranti, ecc. e finalmente alle 6:30 di sabato 24 Aprile sono pronto a partire. Come da accordi alle 8 ci incontriamo alla foce del Riborsia con gli agenti di sorveglianza della Provincia ed espletata la formalità del verbale di semina partiamo armati di tutto punto. Ringraziando il cielo e la buona volontà dei partecipanti, Cesaletti, Gelli, Guerri, Mularo, Turroni, Stagioni (il “nostro” biologo) ed io siamo in sette, un numero sufficiente per trasportare lungo il torrente tutto il materiale necessario senza distruggerci fisicamente, in particolare le quindici ingombranti cassette da frutta che serviranno da protezione delle scatole Vibert una volta posizionate. La giornata stupenda ed il torrente in condizioni perfette facilitano il lavoro al punto che in meno di tre ore le quindici scatole di uova sono posizionate e protette in maniera ottimale; non rimane altro da fare che eseguire le analisi dell’acqua, tornare alle macchine ed andare a festeggiare con le gambe sotto ad un tavolo. Sabato 08.05.2004 il sottoscritto, coadiuvato dai soci Gelli, Monti, Turroni, Valmorri e dal biologo dott. Stagioni, siamo tornati sul torrente Riborsia per svolgere le operazioni di recupero delle scatole Vibert, delle cassette di protezione e per verificare la schiusa delle uova. All’euforia iniziale, derivante dal recupero delle prime due scatole Vibert che hanno dimostrato una schiusa delle uova superiore al 98 % (14 uova rimaste nella prima scatola e 18 nella seconda), ha fatto seguito lo sconcerto più totale a causa del mancato ritrovamento, tanto delle scatole che delle cassette di protezione, nelle successive undici postazioni (dalla tre alla tredici) e nella quindicesima. Pensando ad un atto di vandalismo abbiamo attentamente ispezionato, per un raggio di una cinquantina di metri, la zona circostante le suddette postazioni ma senza trovare alcuna traccia né delle scatole Vibert né delle cassette di protezione. A causa delle recenti precipitazioni il livello, più alto di oltre cinque centimetri rispetto al giorno della semina, e la scarsa trasparenza dell’acqua hanno reso difficile verificare quello che poteva essere avvenuto ma in alcune postazioni, in particolare in quelle identificate dai numeri 5, 6, 9 e 11, risultavano ben evidenti gli spazi in cui erano state collocate le “gabbie di protezione” e lo spostamento delle pietre utilizzate per l’ancoraggio di queste al fondo. Tornando alle macchine abbiamo continuato ad interrogarci su quanto poteva essere accaduto, giungendo alla conclusione che esistevano solo tre ipotesi plausibili: la prima, decisamente improbabile, che le guardie, dell’Amministrazione Provinciale o della F.I.P.S.A.S., fossero passate a ritirare il materiale senza avvisarci; la seconda, la più plausibile, che qualcuno del luogo avesse allegramente “fottuto” le cassette e le uova per metterle in un altro torrente; la terza, assurda ma pur sempre possibile, che qualche “ecologista” le abbia scambiate per trappole e le abbia accuratamente rimosse. Purtroppo le telefonate fatte alle guardie hanno definitivamente eliminato la prima ipotesi. CI HANNO FREGATO LE UOVA !!! Sono trascorsi alcuni giorni, la rabbia iniziale si è leggermente sopita ma rimane forte la convinzione che molto di quello che stiamo facendo siano le classiche “perle ai porci”. Nonostante gli impegni di lavoro e quelli famigliari, la stesura di relazioni per l’Amministrazione Provinciale ed i contatti con il dott. Anacardi per tentare di recuperare la situazione, la mia mente non riesce ad allontanarsi da quelle uova rubate e le domande si accavallano alle considerazioni in un turbinio di sentimenti contrastanti. ...ma queste uova.... dobbiamo proprio farle alla "Couque",una da una!?
C’è ancora tanto lavoro da fare, sicuramente più di prima, e forse non tutto è “andato a puttane”; quelle tremila uova che si sono schiuse rappresentano comunque un inizio ed a questo punto sono l’unico patrimonio che ci rimane e dovremo cercare di farlo fruttare al meglio. Rimangono comunque molti interrogativi; ad alcuni è quasi certo che non potremo dare risposta (per esempio: “chi è stato, cosa ne ha fatto e come lo ha fatto ?”), ad altri invece (per esempio; “quando è stato fatto ?”), sarà il tempo a rispondere. Fra tre mesi le trotelle avranno una taglia “visibile” (2-3 cm) e potremo finalmente sapere se il furto è stato commesso prima o dopo la schiusa delle uova. Al di là di tutto, comunque, rimane solo una triste considerazione: la madre degli imbecilli è sempre incinta e sono tutte gravidanze plurigemellari !!!
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