Koppentraun

Fabrizio Turroni

 

 

Pieno agosto. Fermo con le mani in tasca nella zona della stazione ferroviaria di Bad Aussee, la prima immagine della Koppentraun che catturo è quella di un bel fiume verde che scorre su ciottoli di media grandezza, con lunghe lame appena increspate e che fa subito pensare ai temoli.

In realtà temoli ce ne sono pochissimi, frutto di qualche immissione non troppo riuscita.

La seconda immagine mi fa dubitare di essere sullo stesso fiume.

E’ separata dalla prima da pochi eventi: tre chilometri di strada percorsa in camper verso valle, in alto rispetto al fiume che resta invisibile, fagocitato da una fitta vegetazione di aghifoglie. Una camminata, ancora verso valle, su una sterrata carreggiabile a mezzacosta, in cerca di un sentiero che mi consenta d’attraversare il bosco e scendere al fiume. Una discesa di cui ho ricordi confusi riguardanti lunghe scivolate su parti anatomiche poco nobili, allegre ruzzolate in compagnia di tronchi marci, pietre muschiate, collane di ragnatele e foglie umide.

Dopo aver così ben amalgamato sulla pelle il mio sudore con un po’ di bosco circostante, sbuco dalla vegetazione, ansimando, ed ecco l’immagine: una massa d’acqua spumeggiante che salta su grosse rocce, scure, quasi nere.

Cribbio! Le mie labbra condensano in questa parola il disappunto ed il sollievo per l’avventura “verticale” appena trascorsa, la sorpresa per la nuova, quasi brutale, fisionomia del fiume e la sensazione di essere in qualche modo precipitato in un primordiale mondo rotolante e spumeggiante.

In effetti son proprio sbucato dal bosco nel punto in cui il fiume è più tumultuoso.

M’incamminato verso valle, alla ricerca di posti affrontabili a mosca secca e dopo un centinaio di metri il gradiente del fiume diminuisce quel tanto che basta da permettergli di formare, fra un salto e l’altro, brevi lame d’acqua veloce.

I primi quattro lanci, in caccia con una sedge del 12, fruttano quattro fario dalla bella livrea e dalla pinnatura perfetta.

Il quinto lancio frutta… la rottura del finale su un pesce di mole più che discreta.

“Calma”, mi dico, “tanto sarà una strage…”. Le divinità del fiume puniscono subito la superbia delle mie parole con circa un’ora di insuccessi totali. Al resoconto serale posso annoverare: cinque o sei pesci bellocci, diciamo intorno ai quaranta, una schiena a pezzi, due gambe affaticate per i continui spostamenti su grosse rocce viscide ed un senso d’appagamento per aver pescato sempre in solitario un fiume dall’aspetto selvaggio.

Il secondo giorno evito ancora la tranquilla zona della stazione ferroviaria, scendendo a valle di circa due chilometri. Il fiume aumenta il suo gradiente man mano che mi allontano dalla stazione, senza però arrivare ai livelli sperimentati il giorno prima. La giornata mi regala qualche pesce in più, molte iridee, qualche bel pezzo e, finalmente, un coup du soir in cui pescare in bollata.

I miei compagni, rimasti in zona stazione, ottengono più o meno gli stessi risultati a dimostrazione di un’uniforme distribuzione del pesce.

Due parole sui pesci. In due giornate di pesca non ho preso un pesce con le pinne rovinate. Sia le fario che le iridee hanno un aspetto splendidamente selvatico, per cui immagino, benchè non abbia potuto verificare, che vengano immessi esclusivamente avannotti. Le iridee esibiscono colori estremamente vividi e non sono neppure parenti di certi tristi pesci immessi in alcuni fiumi nostrani e stranieri. Se dovessero provenire da un allevamento, beh, sarei curioso di visitarlo. Il combattimento in cui ci impegnano una volta allamate è degno del loro aspetto… e più di una volta ho dovuto far lavorare la frizione del mio mulinello. Non ho agganciato, e neppure visto, pesci superiori a 60 cm. Un italiano che vive in loco ci ha riferito che ce ne sono, ma nei giorni in cui abbiamo pescato non erano attivi. In ogni caso il fiume, per portata d’acqua, può effettivamente ospitare qualche bella sorpresa.

La riserva in questione inizia nel paese di Bad Aussee, precisamente dalla confluenza con la Kainischtraun in zona stazione e si estende a valle per oltre sei chilometri. Il permesso di pesca giornaliero, purtroppo, non è esattamente economico ed equivale ad €. 50,00 cui bisogna aggiungere €. 3,00 per la licenza regionale della durata di una settimana. Entrambi si reperiscono all’ufficio turistico di Bad Ausse; l’ufficio è chiuso la domenica, giorno in cui ci si può rivolgere all’Hotel Sonne, sempre in paese.

Le possibilità di pesca nell’area, denominata Ausseerland – Salzkammergut, sono innumerevoli.

I tre fiumi, Grundsleertraun, Altaussertraun e Kainischtraun, che confluendo nel paese di Bad Aussee formano la Koppentraun, sono emissari di altrettanti laghi e normalmente restano pescabili anche dopo qualche pioggia. Negli svariati laghi e laghetti si possono pescare trote, salmerini e lucci.

L’ufficio informazioni rilascia un depliant piuttosto dettagliato.

Informazioni si possono reperire ai siti: www.ausseerland.at e www.fischen.at.

Petri heil!

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