Pliva

(già pubblicato su Flyline)

Marco Sportelli

Difficile comprendere le donne. Quante volte avete sentito vostra moglie aprire l’armadio e dire: “Non ho nulla da mettermi!”? Possibile che quell’affare a sei ante sia pieno solo di “non ho nulla da mettermi”? Eppure, ora, in questo preciso momento, ci riesco. Ho aperto parossisticamente tutte le mie scatole di mosche, scrutato fila per fila, curiosato in ogni celletta, rovistato tra ammassi orgiastici di peli e piume, ma seppure siano più sovrappopolate di un quartiere di Calcutta, effettivamente anch’io non ci ho trovato “nulla da mettere sul finale!” Si, è così. Inevitabilmente. Le mosche che prosperano in abbondanza nelle nostre scatole sono proprio quelle che non funzionano, o perlomeno alle quali non crediamo, le altre, le nostre preferite, sono di solito esaurite. Aggiungete a questo di pescare un posto nuovo ed è inevitabile trovarsi in difficoltà.      Il Pliva per me è un fiume nuovo. Scorre in una bella vallata a circa 800 metri di quota e nel tratto migliore per la pesca a mosca cambia conformazione più volte, passando da torrente, a fiume di fondovalle, a chalk stream. Alterna lunghe lente lame a tratti veloci. Fitta vegetazione a verdissimi prati. Sassi e ciottoli a sabbia ed erbai. Trote a temoli. In pesca si passa dall’uso di perfette imitazioni di piccole effimere, a grossi artificiali. Insomma, in funzione delle zone e degli orari genera le più svariate situazioni di pesca, non solo, questi pesci, grossi, selvatici e smaliziati nutrono un’innata diffidenza nell’uomo ed in tutto ciò che scende sul pelo dell’acqua, preferendo di gran lunga imitazioni piombate.

Ora, sono in difficoltà. Sono sceso un chilometro a valle del ponte e, su quest’immensa distesa d’acqua lenta e silenziosa, scruto le rarissime mosche di maggio che trasportate dal flusso finiscono preda d’imprevedibili pesci. Grossi pesci a giudicare dal “tono” della bollata, ma troppo saltuari per poterli tentare con successo. Giro e rigiro la scatola delle Mayfly, già stremata dai giorni di pesca nei fiumi più a valle, ma non ci trovo la mosca impossibile che vorrei appendere al finale. Una mosca che, libera da impedimenti, scenda per almeno 50 metri fino alla bocca del primo grosso temolo di turno. Posso solo godermi il paesaggio bucolico che mi circonda e queste singole bollate, sempre troppo lontane da me.

Il Pliva - Affascinato da foto di bellissimi temoli mostratemi da un pescatore locale incontrato sul Ribnik, avevo chiuso il mio ultimo articolo sulla Bosnia con un’affermazione: “E Pliva sia il prossimo anno!” D’anni n’è passato più d’uno. Altri demoni, nel frattempo, hanno convinto i miei stivali ad inciampare tra sassi e radici d’altri fiumi, ma la curiosità è rimasta intatta.     Non è un fiume facile, questo già lo sapevo dal resoconto del Bosniaco, ma di certo è un fiume bello.     Non so che parte abbia la bellezza nella vostra vita. Credo tanta. Ad una bella macchina perdoniamo il prezzo, ad una bella donna perdoniamo più di qualche difetto, ad un bel fiume… possiamo perdonare anche poche catture. Ci sono trote e temoli, grossi e diffidentissimi, ci sono schiuse limitate e difficili da interpretare, ci sono più momenti d’attesa che di pesca, ma il contesto vale tutto ciò.     E’ fiume carsico, nasce già grande. Le tre sorgenti quasi contigue generano da subito una notevole portata. Attraversa un ambiente incontaminato, pochissime case, agricoltura quasi inesistente, nessuna attività produttiva, tanto da mantenere acqua potabile per un buon tratto. La riserva si divide in due zone. Nella prima, che si estende dal ponte alle sorgenti per una lunghezza di circa 2km è ammessa solo la pesca a mosca. Il primo tratto a monte del ponte è d’acqua lenta e poco profonda. Qui è più facile trovare temoli di taglia media in attività e disposti a salire “anche” su di una mosca secca. Il tratto successivo è caratterizzato da un’alternanza di piane e raschi. E’ forse la parte più interessante per la pesca. E’ ancora possibile far salire qualche bel pesce, ma già la ninfa inizia a farla da padrone. L’ultimo chilometro ha una conformazione spiccatamente torrentizia con pochissimi tratti d’acqua lenta. Gli ultimi due sono vicino al ponticello di legno davanti alla casa del guardiapesca. Sarà una fortunata coincidenza ma sono pieni di temoli.     La riserva inferiore, accessibile con lo stesso permesso ed in cui è ammessa anche la moschera, inizia dal ponte e si estende a valle ancora per qualche chilometro. E’ caratterizzata da un ampio alveo che serpeggia dolcemente tra i prati. Guardarlo riempie gli occhi: un Gacka più largo, più comodo e meno profondo. E’ il tratto più difficile da pescare ed interpretare. I grossi pesci visibili nelle zone di ghiaia chiara che si alternano alla vegetazione acquatica si sono fatti beffe sia delle mie mosche secche che dei miei maldestri tentativi di pescarli a ninfa.  

Itinerario - Il Pliva è lontano. Questo è certo. La via più veloce passa per il confine a Fernetti e sempre in autostrada per Lubiana, poi Zagabria ed infine, proseguendo in direzione Belgrado, fino all’uscita di Okucani. Qui s’imbocca la strada che attraversando il confine bosniaco conduce a Banja Luka. Per oltrepassare il confine è sufficiente la carta d’identità. Le strade, considerando il traffico irrisorio, invitano a correre, ma fate attenzione alle numerose pattuglie di polizia. Dopo Banja Luka si risale il fiume Vrbas, si devia a destra per Mrkonijc Grad e, giunti qui, a sinistra per Jajce. Ora, considerando che le indicazioni stradali sono tutte in cirillico, dovete fare molta attenzione all’incrocio che dopo 14 chilometri gira sulla destra. Se avete preso quello giusto (è l’unico) dopo poco vi troverete a risalire la valle del Pliva con il fiume alla vostra sinistra. Proseguite così senza timore fino a Sipovo, attraversate un ramo del Pliva, girate subito a destra e dopo poco vi ritroverete il corso principale ancora alla vostra sinistra. Continuate a risalirlo fino ad incontrare un inequivocabile cartello che indica la zona di pesca. Seguite il cartello e fermatevi solo dopo aver attraversato il grande ponte che delimita i due tratti della riserva. Se ci riuscite. La vista dell’acqua limpida che scorre lenta ed uniforme in mezzo a prati verdissimi toglie il fiato. Vi fermerete. State certi che vi fermerete prima. Oltre il ponte potete chiedere alla signora del negozio se c’è il guardiapesca ma molto più probabilmente avrete già fatto conoscenza con Zeljko. Lui fa parte del paesaggio. Ha un piccolo chiosco in riva al fiume, qualche cassa di birra in fresco nella gelida acqua del fiume, un barbecue dove cucinare per gli eventuali clienti, una canna da mosca sempre montata che utilizza in ogni momento libero ed un nome per ogni temolo degno di nota che vive sul fiume. Oltre che bravo pescatore è anche gentilissimo, con il suo buon inglese si preoccuperà dei permessi, di aiutarvi per il pernotto e di solito, se non ha troppi clienti, sarà felice di farvi vedere tutti i temoli over 50 che stazionano entro 200 metri da lì. Poco sotto i piloni se ne vede uno che assomiglia più ad una carpa. A detta sua: “ Mai visto prendere!”        Quanto lontano? 800km da Cesena. Troppi per un fiume solo, ma occorre considerare che ormai l’offerta di pesca in zona è varia ed articolata. Sulla strada del ritorno, prendendo questa volta in direzione Bihac s’incontrano le riserve del Ribnik, Sanica, Unac, Una, Klokot ed infine il Gacka in territorio Croato. Seguendo la direzione NoviGrad s’incontrano invece quelle del Sana, del Dabar e dell’Una basso. Torrenti, risorgive, fiumi del piano… ciascuno con le sue peculiarità, ciascuno ben popolato. C’è solo l’imbarazzo della scelta. 

            Pesci e pesca - Pescare grossi pesci in una rinomata riserva è di destra, catturare trotelle in acque libere è di sinistra, pagare un permesso e non catturare pesci in un posto meraviglioso è Zen, direi tipico della filosofia Zen dove Yang e Yin si equilibrano.     Tanto Yang il paesaggio dolce, luminoso, rilassante, pieno di cielo, quanto Yin le imprendibili trote che vivono in quest’acqua fredda.   

Terribile la filosofia orientale!

Ora, senza scomodare ulteriormente il Tao, provo a trasmettervi parte delle informazioni carpite in zona. Il Pliva ha una popolazione esclusivamente naturale composta di trote e temoli diffidenti e di notevoli dimensioni. In verità anni fa era stato fatto un ripopolamento d’iridee, non più ripetuto, di cui è rimasto solo qualche rarissimo grosso esemplare. I temoli sono predominanti ed è molto facile individuare pesci di 50cm, molto meno catturarli. Le fario sono selvatiche, la livrea tipica è quella che potete vedere in foto. E’ opinione radicata che prendere un temolo oltre i 40cm a galla sia un evento, anche se durante determinate schiuse si vedono salire. Quale estremista della pesca a galla lo posso confermare, qualcosa è salito, ma è sicuramente più produttiva la ninfa.     Per me, che avevo scelto quale filo conduttore del viaggio la pesca a galla su schiuse di grossi insetti, è stato un poco limitante. Del resto, cosa sarebbe la pesca a mosca senza schiuse e bollate? Ben poca cosa. Si avvicinerebbe inevitabilmente alla pesca tradizionale. Non che la disprezzi, anzi, una bella pescata di barbi col bigattino se capita l’occasione… ma se faccio tanti chilometri e spendo soldi spero sempre che sia per vedere salir pesci sulla mia mosca. Oddio, le bollate non sono indispensabili ma, come la panna sulle fragole, le bollicine nella birra od un completino di pizzo, aggiungono un tocco di grazia, danno colore, alla nostra vita troppo spesso grigia.        Non me ne vogliate, sarò snob, ma per pescare uso la mosca secca, la ninfa solo per catturare il pesce… che a volte può essere piacevole, lo ammetto, ma non sublime. Del resto, per dar ulteriore pregio ad una cattura significativa, quante volte vi è capitato di sentire, anche da ninfaroli accaniti, “…e l’ho presa a secca!!!”?

A detta di Zeljko il periodo migliore per la pesca a galla è il mese di maggio. A metà mese c’è la massima concentrazione di Stonefly e verso fine mese mosche di maggio e diverse sedge chiare taglia 12/14 che riescono, in particolari momenti, a far salire anche il pesce di taglia. Noi abbiamo pescato a fine maggio, con tempo instabile e vento freddo. Questo di certo ha limitato l’attività a galla, ma nei momenti centrali della giornata qualche pesce interessante è salito su imitazioni di mosca di maggio, soprattutto trote, e su sedge chiare lasciate scendere senza pattinare, anche temoli. Durante il giorno, nella lunga piana sopra il ponte è invece frequente trovare temoli che bollano su sporadiche effimere. Sono pesci di taglia media, ma non fatevi ingannare, ben mimetizzato c’è sempre qualche esemplare interessante.  Il momento magico, come il solito, è prima di buio, ma poco poco prima di buio. Rimanete senza esitazione fino all’ultima idea di luce.        Il periodo migliore per catturare i grossi temoli, invece, è inizio ottobre. I pesci sono più attivi, i bassi livelli li concentrano in punti più facilmente determinabili e semplificano l’azione di pesca. Ovviamente a ninfa. Ho sempre frequentato queste zone in concomitanza delle schiuse primaverili di grossi insetti, ma inizia a farsi consistente in me il pensiero di tornarci in autunno. Il Pliva, il Ribnik, il Sanica, l’Una, tutti fiumi con spiccata vocazione a temolo, potrebbero regalare in questo periodo tranquillità e buone soddisfazioni.        Un’idea sul motivo della diffidenza, dello scarso interesse, mostrato da questi pesci verso le imitazioni galleggianti me la son fatta quando ho recuperato da centro fiume una moschera usata dai locali. Montava 5 bellissime imitazioni galleggianti di sedge e Mayfly. Può darsi che vedersi passare sulla testa abitualmente di queste insidie, abbia sviluppato nei pesci una diffidenza genetica su tutto ciò che transita in superficie?         Di questo paragrafo mi preme ripetere una frase che potrebbe esser passata inosservata: ”Il Pliva ha una popolazione esclusivamente naturale composta di trote e temoli diffidenti e di notevoli dimensioni.” Di poche riserve di pesca si può scrivere lo stesso. 

Logistica - La vallata del Pliva è poco antropizzata. Se volete una sistemazione in linea con i luoghi vi consiglio la casetta del guardiapesca. E’ vicina alle sorgenti e di fianco al fiume. La si raggiunge, molto meglio se accompagnati, risalendo il fiume lungo una stradina sterrata. E’ in grado di ospitare 4 persone ed è completa di bagno. Non c’è la cucina quindi per la cena, o siete attrezzati con fornellino e spaghetti come noi, o dovete tornare verso valle a cercare qualcosa di aperto. La colazione è compresa nel prezzo e per il pranzo potete approfittare della carne alla griglia che vi può cucinare Zeljko. Se gradite invece una sistemazione più “occidentale”, fatevi spiegare, sempre da Zeljko, quali sono le alternative, e ci sono, nei paraggi. Vivere quassù per noi è sicuramente economico, escludendo il permesso di pesca che se ben ricordo è di 25€, con altri 15 si mangia e si dorme. La moneta corrente è il Marco Convertibile, che vale esattamente mezzo Euro, ma l’Euro è accettato ovunque. Una passeggiata da non perdere è quella che conduce alle sorgenti. Le prime due sono vicine e simili: l’acqua fuoriesce senza preavviso da sotto dei cumuli di grossi massi. Nella terza, un po’ più lontana, l’acqua sgorga da sotto una roccia. 

   

Ferie - Sarò egoista, ma le “ferie assolute”, quelle che sogno tutto l’anno, sono quelle dove riesco a staccare da tutto: lavoro, famiglia, abitudini, convenzioni sociali. Le “mie” ferie sono quelle di pesca. Alzarsi la mattina con la consapevolezza che l’unica preoccupazione sarà quella di riempire la giornata con un’attività futile e ludica è infantilmente piacevole. La calma, la quiete, i ritmi, la grazia, soprattutto la grazia di questi posti, poi, ti penetrano attraverso la pelle, pian piano per osmosi. Te n’accorgi solo quando ormai ne sei invaso… e te la porti dietro. Passare qualche giorno in queste zone un po’ fuori del mondo, dopo, mi lascia per qualche giorno un po’ fuori del mondo, anche se, diciamo la verità, partire per il viaggio di ritorno incontrando solo un carro trainato da un cavallo per poi, nel pomeriggio, trovarsi a percorrere la tangenziale di Mestre alla stessa velocità di un carro trainato da un cavallo… aiuta parecchio a tornare alla realtà!!!