Il Nera a Ferentillo

Racconto estivo

Fabrizio Turroni

 

 

Ce ne stiamo seduti tranquilli a sorseggiare due bionde medie, il fiume scorre poco più in là.

Siamo arrivati intorno alle dieci del mattino e il Nera ha cominciato subito a regalarci i suoi bei gioielli dorati punteggiati in nero e rosso. Ormai abbiamo imparato, in queste calde giornate d’agosto, a non frustare come degli ossessi per ore, col risultato di ritrovarci cotti proprio al momento del coup du soir. Alle ore tredici solito consulto telefonico: pausa-birra, c’è tutto il tempo.

Marco, noto come “il mulo”, nella cerchia delle amicizie poco raccomandabili, di fronte a me ha l’espressione beata che solo un pescatore in certi momenti può avere. Sapete bene di cosa parlo; la situazione è questa: abbiamo catturato con costanza per alcune ore belle trote in un fiume che corre veloce, da pescare in caccia con mosche sull’otto-dieci e finali del diciotto, siamo a metà delle nostre birre ed aspettiamo un piatto di affettati e bruschette. Conosciamo il Nera da queste parti e sappiamo che nel pomeriggio avremo più o meno la stessa media di catture, questo fiume ha poche pause, e a sera probabilmente ci attenderà una schiusa di Sedges.

Sappiamo, sappiamo già quel che succederà. E’ una “due giorni di pesca”, abbiamo la camera già prenotata, proprio qui sopra; succederà che torneremo qui stanchi e soddisfatti, che non ci attenderanno le solite ore di guida al rientro, sappiamo che ordineremo i soliti, spettacolari, gnocchi al sugo di pecora, che annaffieremo il tutto con abbondante vino rosso, chiuderemo con uno-due giri di grappa e cadremo in un sonno profondo e rigenerante che ci traghetterà al mattino dopo e ad una nuova, luminosa, giornata di pesca.

Ecco, ora vedete anche voi l’espressione di Marco, qui davanti a me. Di questo fiume ci siamo innamorati subito e ci siamo tornati più volte. Siamo più in basso rispetto al più vecchio e famoso tratto NK di Borgo Cerreto; qui siamo a Ferentillo, provincia di Terni.

Il fiume ha una portata maggiore, è più profondo e meno accessibile e si avverte, netta, la sensazione che “nasconda” vecchie e grosse trote nei cupi correntoni profondi, nei tanti punti resi inaccessibili dalla vegetazione riparia. Non so dirvi se sia classificabile come fiume facile o difficile.

Le trote, normalmente, non sono selettive e qualunque grossa imitazione gli proponiate, purché decorosa, sarà ben accetta. Io pesco quasi sempre con Stimulators sul dieci; Marco con Cernobyl Ant sull’otto. Catturiamo entrambi.

Però le trote, qui, “cacciano” per lo più molto vicine alla vegetazione riparia, spesso proprio sotto ai rami dei rovi protesi sull’acqua.

Quel che si deve fare è posare la mosca ovunque la corrente rallenti o formi un rigiro in prossimità della sponda, con un lancio curvo o raggruppato e,  quando si pesca contro la sponda opposta (cioè nell’ottanta per cento dei casi), correggere con continui mending per impedire all’impetuosa corrente centrale di trascinare istantaneamente a valle coda, finale e mosca. Le trote sono bellissime, quasi tutte fario, salvo qualche rara, grossa iridea reduce da vecchi ripopolamenti ed alcuni salmerini amanti della liberà fuggiti, si dice, da qualche allevamento. Non vi è immissione di materiale adulto e il novellame, proveniente da un allevamento posto proprio lungo il tratto NK, è ottenuto da riproduttori catturati lungo il corso di affluenti chiusi alla pesca. I pezzi grossi ci sono, eccome; posso raccontarvi di quella volta che ormai al buio, ho ferrato alla cieca, sulla base di non so quale impressione e non ho potuto far altro che guardare impotente il mio mulinello cedere all’impazzata venti metri di coda, fino a quando il temuto, ovvio, atteso allentamento della coda non mi ha annunciato che laggiù, nell’oscurità, Alien aveva troncato ogni rapporto materiale (dello spessore di 0,18 mm) che per dieci, eterni, intensissimi secondi lo ha legato al sottoscritto; o anche di quella volta che mi ritrovai fradicio, dopo essere saltato in acqua da una sponda di circa un metro per evitare la pianta di fico che mi impediva di proseguire l’inseguimento su prato ad una nonna fario che comunque lasciò la mia stimulator a ballonzolare graziosamente dal ramo più basso del fico stesso. Da queste parti potete mangiare e all’occorrenza dormire a Ferentillo, al Ristorante pizzeria “Ai tre archi” (tel. 0744/780004); si mangia bene, le camere sono più che dignitose e si spende poco.

I permessi di pesca per la stagione 2006 costavano 10 euro e si possono reperire presso lo stesso ristorante “Ai tre archi” oppure, sempre a Ferentillo al ristorante “La ninfa del Nera”.

La pesca è chiusa al giovedì.

Se venite da queste parti portatevi una buona scorta di mosche da caccia, che volenti o nolenti in buona parte sacrificherete donandole alla vegetazione riparia, è l’unico modo per ingraziarsi la Dea del fiume; i waders sono pressoché indispensabili, ma occhio perché il posto è infestato da rovi prensili; infine, se il fato vorrà che troviate “fuori” proprio “lei”, la Regina del fiume, Titanic, Moby Dick, Leviathan… Prima di lanciare date un’occhiata alla dislocazione delle piante di fico intorno a voi.