Kupa

Tra Slovenia e Croazia

(già pubblicato in Fly Line Speciale Itinerari 2001)

Marco Sportelli

 

 

Kupa, a valle di Brod Na KupiMele, rosse e gialle. Tante piccole mele che scendono con la corrente, galleggiano nei giri d’acqua o si accumulano vicino alle sponde. Se richiamo alla memoria il mio primo impatto con questo fiume, risalente ad un fine settembre di qualche tempo fa, questa è sicuramente l’immagine più vivida che affiora. Nelle lunghe caratteristiche piane, quei bassi livelli autunnali, rendevano interessante la pesca solo nei tratti iniziali, dove il pesce era tutto concentrato nella corrente in entrata. Tanto pesce, particolarmente facile e soprattutto di taglia modesta in un'altra occasione mi avrebbe annoiato, ma essendoci il gusto della novità mi dilettai per un paio d’ore. Puntuale come in un film, quando l’eccitazione iniziale stava scemando in monotonia, ecco il colpo di scena: un pesce di un paio di chili, attratto dall’ennesimo temolotto che sto recuperando, lo insegue fin sotto ai piedi lo addenta ed indifferente alla mia presenza ed alla trazione che oppongo ritorna tranquillamente verso la sua tana. Solo dopo qualche secondo, placata la foga della caccia, si accorge di qualcosa di strano e rilascia l’ormai malconcia preda. Approfittando del trambusto mi siedo su di un sasso semi-sommerso per mangiare un panino. Ho l’occasione per riflettere. Non credo fosse una trota, più probabilmente era un piccolo “Huco” di cui so, per sentito dire, della presenza nel fiume. Non è la prima volta che vedo una trota più grossa attaccare una trotella allamata. Ho visto belle marmorate tanto concentrate a studiare le loro prede da quasi lasciarsi toccare con la punta della canna, come mi è capitato di vederne una, all’inseguimento di vaironi, spiaggiarsi ad un passo da me. Quello che più mi stupisce è come questi predatori evolutisi in migliaia d’anni perdano talmente il controllo durante la caccia, da correre rischi non indifferenti.Mentre medito su prede e predatori, osservo le mele che galleggiano attorno al sasso e gli stivali. Kupa, 10km più a monteCi ho pensato distrattamente durante la mattina ma non ho saputo spiegarmene la provenienza, ma ora, collegando i due pensieri ho l’illuminazione. Finalmente apro gli occhi e vedo attorno a me, oltre a fiume, pesci e bollate, un mondo. La valle non è molto larga, ripidi pendii ricoperti da fitto bosco si ergono già a qualche decina di metri dall’alveo, poche case, modeste ma dignitose, sono addossate alla stretta strada asfaltata e tra queste ed il fiume, terreni parzialmente coltivati degradano verso l’acqua. Decine di meli selvatici si protendono sull’acqua o crescono nelle sue immediate vicinanze. Essendo il periodo dell’anno in cui o le raccogli o cadono mi rendo conto solo ora di quanto fosse ovvia la risposta: anch’io sono un predatore. Mi sono comportato come quello stupido pesce, ho guardato senza vedere il sentiero, le case, le piante, concentrato sul fiume e le bollate che già distinguevo dalla strada. Il resto era sfocato e secondario. Solo ora che la fregola della cattura è stemperata riesco ad apprezzare questo paesaggio in cui sono immerso. Chissà poi perché non le raccolgono quelle mele!

 Ancora più a monte

Comunque non sono il solo ad ammettere di coinvolgermi a tal punto: Marco Mularo alle prese con un temoloil Mengo ad esempio giura che oltre a non vedere quando è concentrato sul pesce neppure ci sente. Ma io non ci credo. Mi ricordo benissimo quel giorno su una piana del Piave: dopo una bella serie di catture, la mia mosca iniziò a perdere colpi mentre lui, a non più di dieci metri da me continuava a sfilare temoli con regolarità. Faccio violenza al mio orgoglio (c’è sempre un po’ di bagarre) e mi azzardo a domandare “Mengo, che mosca usi?”. Nessuna risposta. Ripeto la domanda e lui senza girarsi mi borbotta una frase incomprensibile. Facendo buon viso a cattivo gioco riprendo a lanciare ma senza risultato. Al mio orgoglio occorrono ancora un paio di temoli per riabbassare la cresta, poi esasperato ripeto la domanda: Mengo, cosa usi?”. “Quella di prima!” mi risponde subito, forte e chiaro. Ci sente, ci sente benissimo il maledetto, ma non esiste peggior sordo di chi non vuol udire!

Ci crediamo degli esseri tanto evoluti ma basta un istinto primario od atavico per perdere la nostra razionalità e le attività legate al perpetuarsi della specie, riproduzione ed alimentazione, sono certamente le più radicate in noi. Quello che invece non sono mai riuscito a spiegarmi è il motivo per cui per me una esclude l’altra. Più precisamente devo confessare che l’interesse verso le altre donne, subisce una flessione nei periodi in cui mi concentro sulla pesca. Mia moglie credo sia perfettamente a conoscenza di ciò ed immagino sia l’unica spiegazione per cui accetta con tanto stoicismo le mie zingarate piscatorie.

 Itinerario: Chi è già in Slovenia consideri che dista circa 100 km dall’Unec o 70 dal Krka, passando in entrambi i casi per Kocevje. Provenendo invece dall’Italia e passato Trieste si prosegue fino a Rijeka dove s’imbocca l’autostrada per Zagabria. Dopo 40 km si esce per Delnice e si prosegue per Brod Na Kupi, rintracciabile su qualsiasi cartina stradale della zona. Questo piccolo paese sorge sulla riva Croata del fiume. Oltre al ponte, presidiato dai doganieri, il borgo prosegue con qualche casa in territorio Sloveno. Non so cosa abbia significato per gli abitanti del luogo lo scisma dell’ex Jugoslavia, ma ora che le acque si sono chetate, in apparenza tutto sembra tornato normale. Il confine che corre lungo il fiume appare più simbolico che altro. A parte il presidio di cui ho appena detto, vari ponti o passerelle che collegano le due rive permettendo di cambiare stato ripetutamente, anche in auto, senza incontrare cancelli, recinzioni e men che meno doganieri. La stessa gestione alieutica è affidata ad un pool misto d’associazioni di pesca Slovene e Croate.

 Logistica. Un ottimo motivo per passare qualche giorno su questo fiume è la cifra accettabile richiesta per i permessi. Con 100 Kuna (circa 26000 Lire) è possibile pescare in oltre 40km di Kupa,Kupica, vicino alla confluenza con il Kupa o con 160 Kuna nel Kupica, bell’affluente di destra che s’immette proprio nei pressi del paese. Il bar che li rilascia è ubicato a circa 50 MT a destra della dogana affacciato sul fiume. Con un Inglese approssimativo la ragazza che lo gestisce è in grado di darvi le informazioni minime indispensabili. Nei dintorni è facile trovare sistemazione in abitazioni private ma se amate le comodità in paese c’è un Hotel (Hotel Mance tel. 00385-51-837164) molto confortevole che dispone di un buon ristorante aperto per i clienti pescatori fino a tarda sera. Il prezzo è abbordabile ed inoltre il Sig. Bozidar Mance, gestore e proprietario, rilascia anche i permessi e parlando un ottimo italiano può darvi indicazioni sulle condizioni del fiume. Seguendo la strada che da Brod Na Kupi costeggia il fiume, una meta d’obbligo è il pittoresco borgo di Osilnica, alla confluenza tra il torrente Cabranka ed il Kupa. Al centro del ridente gruppo di abitazioni si trova uno degli agriturismi più organizzati del territorio sloveno dove, oltre a praticare diversi sport, si possono assaporare gustosi piatti locali (tel. 00386/061/801508).

 La pesca. Sulla pesca non approfondisco, nulla è più triste del privarsi del gusto della scoperta; passino delle linee guida, sono come delle foto a corredo di un articolo: idee od immagini che verranno liberamente rielaborate dalla nostra mente, ma un resoconto dettagliato, in cui tutte le situazioni sono prese in considerazione, è come un itinerario in videocassetta, quando poi andate veramente sul posto il massimo dell’entusiasmo che riuscite ad esprimere è “Ah ecco, è proprio così!”. L’emozione che si prova quando ci si avvicina ad un fiume nuovo è smorzata, l’esperienza sa di déjà-vu. E poi queste letture sono noiose, di peggio esistono solo quegli articoli che parlano di dressing. Kupica, verso la parte finale del No kill

In linea di massima si tratta di un fiume di fondovalle a gradiente modesto, guadabile con bassi livelli e popolato in prevalenza da temoli di media pezzatura. Risalendo verso le sorgenti il gradiente aumenta, la conformazione è più torrentizia, diminuisce il temolo ma ne aumenta la taglia, mentre è sempre più importante la presenza della trota. Non lasciatevi demoralizzare dalla dimensione delle catture, qualche bel pesce salta sempre fuori.

Per regolamento è ammessa solo la pesca a mosca ed in particolare, in quasi tutto il tratto a monte di Brod Na Kupi, solo la mosca secca. Il periodo di pesca si protrae dal primo Aprile al quindici Ottobre. Nel Kupica invece vige il No-Kill assoluto ed è presente una popolazione di temoli di taglia discreta.

Passiamo adesso al peggio: le mosche. Consigliare degli artificiali per questo itinerario corrisponde a proporre mosche da temolo e quando si parla di temolo, si sa, i consigli lasciano il tempo che trovano.

Merita di essere citata a tal proposito la dissertazione che De Boisset fa nel suo L’ombre, poisson de sport  sulla scelta della mosca: rispetto alla trota, per il temolo il problema è, nello stesso tempo, molto più  semplice e molto più complesso. E se non temessi di essere considerato un amante del paradosso, potrei quasi dirvi: Per scegliere una buona mosca da temolo aprite la scatola, e ad occhi chiusi  prendetene una a caso”.

Concordo pienamente con la sua asserzione purché quella scatola sia piena di modelli di provata efficacia, non che sia importante per il pesce ma sicuramente lo è per il pescatore. Col temolo il CDC è d’obbligo e da  quando è entrato in auge ci si è sbizzarriti nel creare un infinità di modelli dedicati alla sua pesca. Voglio trasgredire a questa regola proponendovi uno spinner, montato su ami dal 18 al 22, che, udite, udite, è tutto in collo di gallo. Quando dico in giro che compro ancora colli di gallo i miei interlocutori mi guardano come un troglodita  e  con la puzza sotto il naso si scherniscono “Ma io uso solo CDC!”. La costruzione a parte la taglia non presenta particolarità, Spinner noccialo amo 22per il corpo utilizzo fibre di Condor-substitute (si fa prima a scrivere tacchino) color nocciola, mentre tutto il resto proviene da un collo di gallo color caffelatte. Se proprio non riuscite fare a meno della vostra magica piumetta la potete usare anche in questo dressing come sottocorpo, per poi ricoprirla accuratamente con le fibre di tacchino.

Istruzioni per l’uso: la sua efficacia è proporzionale alla sua visibilità;

-   ovvero se la lanciate e non riuscite a seguirla avete sbagliato tempo e luogo;

ovvero estremamente efficace nelle piane di acqua uniforme, durante il periodo autunnale, quando con bassi livelli e fondali tendenti allo scuro diventa, a dispetto della taglia, particolarmente visibile;

-   ovvero il massimo per la pesca al temolo.

Molto spesso i nostri pesci, che conoscono a memoria tutti i cataloghi di mosche in commercio, le preferiscono a quelle in CDC. Che non si ricordino più di quelle classiche?

Il secondo artificiale completa il primo, intanto perché utilizza in abbondanza CDC e poi perché dedicato ad acque particolarmente mosse. E’ un imitazione di “qualcosottero” allo stadio d’emergente. Io non so cosa rappresenti ma i temoli, vista la determinazione con cui lo prendono, sicuramente si. Per essere sincero non ne conosco neppure il nome, l’ho sempre chiamata “la mosca del Presidente” in virtù del fatto che mi fu fatta conoscere da chi ricopriva a quei tempi la carica al club. Quello che vi posso dire è come si costruisce:

-         né più né meno di tutte le altre mosche del presidente.

Scherzi a parte, il montaggio, per chi abbia pratica col pelo di cervo è semplice, anche qui l’unica difficoltà è data dalla taglia. Caddis emerger

Generalmente la monto su amo Grub, dal 14 al 20, riducendo progressivamente la taglia in pesca in funzione della corrente. La prima fase di costruzione consiste nel creare un corpo in pelo di cervo rasato naturale o rosso. Per semplificare il montaggio di questi piccoli corpi ed economizzare il pelo vi consiglio di bloccare con due giri di filo il ciuffo di cervo a solo pochi millimetri dalla sua estremità e senza lasciare al presa delle dita tagliare con le forbici alla stessa distanza dal lato opposto, solo ora lasciate che le fibre, non più lunghe di 4-5mm, ruotino liberamente sul gambo dell’amo. In questo modo con un sol ciuffo riusciremo a ripetere l’operazione diverse volte fino a quando, ormai troppo vicino alle punte, le setole non avendo più le loro caratteristiche saranno da scartare. Finito il montaggio si annoda e taglia il filo, sì rasa come da foto avendo l’accortezza di realizzare corpi più corti col cervo rosso. Rimontata sul morsetto si aggiunge un ciuffo corposo di CDC bianco o se avete qualche remora ed una buona vista potete optare per il grigio-bruno naturale. Un altro piccolo consiglio sul montaggio del CDC: invece di una grossa quantità di Luna rossafibre potete prenderne solo la metà, legarle con un paio di giri vicino all’occhiello con le punte rivolte posteriormente ed a questo punto ribaltare e bloccare verso dietro anche le eccedenze sovrapponendole alle precedenti. Quello che otterrete non è solo un risparmio di tempo e denaro ma anche una mosca che si asciuga più velocemente. Analizzando nel dettaglio la struttura delle singole barbe è visibile la presenza di tante piccolissime fibre collegate ad angolo acuto, che conferiscono alla piuma la sua sofficità ed idrorepellenza e che una volta bagnate si incollano alla barba principale. Durante il lancio tutte quelle che avrete montato rovesciate si troveranno, con l’attrito dell’aria ad essere forzate in apertura rendendo più veloce la loro asciugatura. Le altre montate in modo tradizionale invece tenderanno ad essere forzate in chiusura (questo penso sia il motivo per cui è così difficile asciugare il CDC solo coi falsi lanci).   Come già detto la sua caratteristica è l’elevata galleggiabilità e visibilità al pescatore, caratteristica quest’ultima che reputo fondamentale perché unica vera spia che ci indichi come stiamo pescando in quel momento in relazioni alle correnti e quindi che ci permetta di razionalizzare la nostra azione e di attuare tutti quegli accorgimenti volti ad evitare il dragaggio.

Vedendola scendere la corrente, lottando contro le onde senza mai affondare ma anzi mantenendo sempre il ciuffo bianco ben esposto in verticale e solo il corpo rosso semi-sommerso mi viene da cambiarle il nome: Luna Rossa

Le wet flies, come già detto, non sono ammesse in buona parte della riserva, del resto io non ne sono un appassionato ma se proprio vi devo consigliare tra sommerse, ninfe o pupe lasciatemi pure caldeggiare vivamente queste ultime, magari in carne ed ossa…

AGGIORNATO APRILE 2001