Bosnia 2004 - Ribnik e Sanica

(già pubblicato su Fly Line)

Marco Sportelli

 

E’ una sera di fine Maggio. Lungo le rive del Sanica il sole è appena scomparso dietro basse colline boscose. La sua luce no, tuttora si spande morbida e sinuosa sull’acqua della piana, come fosse fusa.

Aspetto il momento più bello della giornata: il crepuscolo, col suo silenzio che neppure il lontano, costante rumore di un fabbro riesce a turbare.

Aspetto la schiusa più bella della giornata: le Silver Sedge, che come ieri faranno impazzire tutte le creature del fiume. Trote, temoli, rondini e più tardi pipistrelli. Tutti avranno la loro parte.

Ecco, nella pace infinita della sera ricominciano le bollate. Saranno le ultime di questo, sempre troppo breve, viaggio.

 

Fiume sana a monte di KljucUn miraggio! Ogni volta che riusciamo a vedere anche solo un’effimera volare è la prima cosa a cui pensiamo. Non so se per voi è la stessa cosa ma il momento perfetto, l’unica ricompensa che giustifica il nostro trafficare con canne e code, ovvero la pesca su pesce che bolla su di una schiusa evidente, è diventato un evento talmente raro e sporadico da non essere ormai più lo scopo delle nostre uscite. Me ne rendo conto anche rovistando nelle scatole dei miei artificiali: gli scomparti contenenti imitazioni d’effimere allo stato di dun si stanno anno per anno riducendo, lasciando posto ad artificiali da caccia, formiconi, ciuffi di CdC e (orrore) una scatola di ninfe. Come sopravvivere a tutto questo? Per citare C. Darwin "Non sono le specie più resistenti che sopravvivono e neppure le più intelligenti, ma quelle più portate al cambiamento", quindi, occorre adattarci a questo stravolgimento ambientale, allargare il nostro campo d'azione, prendere in considerazione il sistema mosca nel suo complesso, includendo ninfe, streamer, segnalatori (sigh!!) o… perseverare nella ricerca di quelle acque che ancora regalano l’emozione della schiusa. Io, nostalgico patito della secca, preferisco la seconda.

Non che le schiuse non esistano, è solo che ormai le ospitano fiumi che scorrono o in luoghi esclusivi e carissimi o nella memoria dei vecchi pescatori. Per il secondo anno consecutivo sono tornato in questa terra di confine proprio alla ricerca “dei fiumi che potevano essere”, quelli che in Italia ci capita di pensare: “Chissà com’erano 50 anni fa! Che pesci avremmo potuto catturare ed a che schiuse assistere! Che meraviglia sarebbe stato esserci con la testa e l’attrezzatura moderna!”

Sandro improvvisa una mosca sul SanicaUn sogno, sicuramente, ma di quei sogni che ci spingono a cercare questo tempo andato. L’unico modo che conosciamo per muoverci nel tempo è di dirigerci verso mete lontane: Alaska, Mongolia, Terra del fuoco… luoghi inesplorati e selvaggi che ci riportano addirittura ai primordi del mondo o, per chi come me non se lo può permettere, verso i paesi Balcanici e precedere il tempo di soli 10,20,30 anni.

L’interno della Croazia e tutta la Bosnia fanno effettivamente vivere quest’illusione. Mentre le città si stanno parzialmente modernizzando, le zone rurali mantengono tuttora tradizioni e stili di vita simili all’Italia anni ‘60. Il ritardo storico, già ben apprezzabile 15 anni fa, si è ulteriormente accentuato in seguito al conflitto etnico. Infrastrutture e tessuto industriale, primo obiettivo dell’odio razziale, sono azzerati. Mancando le attività produttive in tanti hanno abbandonato queste terre. La popolazione è quasi dimezzata ed i pochi rimasti sopravvivono grazie alle rimesse degli emigrati. Il tutto, cinicamente elaborato dai pochi neuroni che mi  rimangono attivi quando ragiono di pesca, significa: zone poco antropizzate, bassa pressione di pesca ed acque incontaminate.

Purtroppo informazioni recenti su questi fiumi non esistono, io mi sono fidato delle indicazioni di un amico... e della luce nei suoi occhi quando me ne parlava. Del Ribnik ne avevo letto prima della guerra e non dubitavo dell’esistenza di altri fiumi da trote nei paraggi. L’opportunità di avere amici croati, che mi hanno aiutato a prendere informazioni e contatti in loco, ha facilitato il resto. Di seguito il resoconto dell’esperienza.

 

Fiume sana a valle di KljucLa valle del Sana. Kljuc, la cittadina che abbiamo scelto come base, assomiglia ad una dozzina d’altre che s’incontrano oltre confine (chissà come mai le città mi sembrano tutte simili mentre ogni fiume da trota mi sembra particolare?). Case basse, la moschea, qualche vecchio palazzo ereditato dal regime comunista e parte della periferia ancora distrutta dalla recente guerra. Quello che stona con la modesta economia locale è la via centrale affollata di bar e ristoranti “alla moda”, drammaticamente vuoti, chiaro risultato del tentativo degli emigrati di crearsi un’attività nella loro terra d’origine.

Siamo nell’alta valle del Sana, un territorio montagnoso, ricoperto di boschi, scarsamente popolato e coltivato, al centro di un’estesa zona carsica ricca d’imponenti grotte naturali e corsi d’acqua sotterranei. Le gelide acque che emergono in più punti formano torrenti, poi fiumi ed infine, convogliando le loro acque nel Sana, lo trasformano in poche decine di chilometri in un maestoso corso del piano. L’acqua fredda e limpidissima, la portata costante, la vegetazione arborea sulle sponde e lo scorrere in più punti a filo dei prati denotano, sia negli affluenti sia nel corso principale questa forte natura sorgiva. A pesca sul SanicaSolo ora ho realizzato un’altra loro peculiarità: nei pochi chilometri pescati e nei tanti osservati durante gli spostamenti non ho mai visto dighe o briglie. Sono rimasti naturali. Il virus, che scatena negli ingegneri idraulici un crescente nervosismo alla vista di acque non ancora imbrigliate, qua non è ancora arrivato. 

La zona interessante per la mosca va dall’immissione del Ribnik fino alla confluenza con il Sanica. Più a monte, il Sana  è un torrentello, più a valle un immenso fiume del piano. Dai racconti dei pescatori locali, circa la taglia dei pesci presenti, meriterebbe senz’altro un tentativo. Ma, chi ha mai creduto ad un pescatore!? C’è addirittura chi mette in dubbio l’autenticità del miracolo della moltiplicazione dei Pani e dei Pesci proprio perché quasi tutti i testimoni erano tali! Noi, che conosciamo il male della bestia, no di certo! Noi, PaM Italiani abituati a C&R e NK cittadini, piuttosto che confrontarci con l’agguerrita concorrenza dei locali, abbiamo preferito la più facile e redditizia pesca nelle riserve dei suoi affluenti,  Sanica e Ribnik.

 

        

Sanica Sto sondando, inutilmente, una buca particolarmente allettante, vicina all’auto. Uno di quei posti "dove starei se fossi un pesce", una tattica che mi ha sempre dimostrato negli anni che non penso né come un pesce, né come un buon pescatore. Grossi ecdyonuridi danzano in aria. Qualche tricottero si tuffa rumorosamente in acqua. Nessuna bollata.

Oltre la vena principale un ramo laterale attira la mia attenzione. Un grosso salice delimita il lato profondo, un cespuglio semisommerso devia parzialmente la corrente in ingresso creando un giro d’acqua, mentre il rimanente flusso si smorza gradualmente in un ghiareto. Fiume SanicaEccola, una sola leggerissima bollata che ora si ripete. Al primo lancio la trotella ghermisce l’artificiale. Peccato! Quando c’è un solo pesce che bolla mi spiace prenderlo subito. E’ come rompere un gioco appena comprato. Mentre la recupero una grossa sagoma scura fuoriesce da un incrocio di correnti, la insegue con poca convinzione per poi tornare in posizione. Rimango allibito sia per la taglia del pesce sia per averne finalmente trovato uno che ragiona come me. La piccoletta appesa all’amo sembra guardarmi con un sorriso. Forse sorride veramente: gli è andata bene!

Aspetto pazientemente altre bollate, ma senza esito. In verità mi sono soffermato più a lungo del ragionevole in questo facile accesso per un motivo che fatico a confessarmi: le mine. I locali mi hanno rassicurato, non ci sono mai state, ma occorre un po’ ad abituarsi all’idea. Sandro è sceso a valle, gli scorci che vedo a monte sono più forti di questo tarlo, che non ritornerà nei prossimi giorni, ed inizio a pescare risalendo.

Mi è bastato uno sguardo dal ponte per capire che era il fiume che sognavo. Scorre tra i prati, acqua limpidissima, portata discreta, accessibile in wader e guadabile quasi ovunque. Il fondo è di ghiaia e piccoli ciottoli, cuscini d’erbe acquatiche rompono il flusso della corrente. Buche, piane e raschi si alternano in ugual misura. Sulle sponde, tra le radici di grossi ed ombrosi salici contorti, non mancano  ripari e tane promettenti. E insetti, naturalmente. Tanti insetti.

Forse non è vero che il Signore il settimo giorno si riposò. Forse dopo colazione trovò cinque minuti per creare fiumi come questo, per poi andarci a pesca il pomeriggio!

SanicaLe catture sono a ripetizione, nell’acqua mossa decine di temoli e qualche trotella, si gettano senza scrupoli sulle mie insidie. Peccato la taglia: sono piccoletti. Quelli belli, e se ne intravedono d’interessanti, non sono altrettanto collaborativi.

Non ho fretta nel risalirlo, non c’è affanno e neppure l’ansia di trovarmi un pescatore davanti, potrò riprendere domani, con ancora più calma, da dove ho lasciato. Nel silenzio e la solitudine i pensieri si azzerano. Questa è Libertà. Un miraggio nei nostri fiumi, un’utopia nei ghetti NK nei quali ci auto-releghiamo.

A metà pomeriggio qualcosa cambia: bollate fragorose e qualche adulto di Mosca di Maggio m’inducono a variare strategia. Monto lo 0.20, una grossa May-fly e la festa comincia. La schiusa mista di E. danica e vulgata  accompagna il mio lento risalire. E’ la schiusa ideale: abbastanza costante da farmi individuare le prede davanti a me, abbastanza rada da renderli voraci.  Solo ora mi accorgo di quanti pesci di taglia nasconda questo fiume.

Le zone d’ombra sono incupite. Sono ormai pece. Non so più da quanto sto pescando. Ho perso il senso del tempo, ho perso di vista il sentiero, ho perso contatto col mio compagno di pesca.  Certe volte è facile perdersi inseguendo le promesse di un torrente, e quasi sempre sono le volte migliori.

Ma, devo tornare a valle, ho un appuntamento a cui non voglio mancare.

 

SanicaCattura. Ogni buon articolo di pesca include la descrizione di una cattura straordinaria, perché proprio io dovrei essere da meno? Vi annoierò moltissimo ma mi compiacerà immensamente  raccontarvela.

Sono tornato all’incrocio delle due correnti. L’acqua è senza riflessi contro il cielo grigio, ora la posso vedere, è a mezz’acqua, concentrata sul flusso principale. Il diametro del filo e la taglia della mosca mi danno fiducia. Il lancio è facile, appoggio la grossa mosca a monte ed il filo di corrente la convoglia esattamente sul pesce. Si gira lateralmente, si lascia trasportare a valle assieme alla sua preda poi, improvvisamente, vedo accelerare le flessioni del suo corpo fino ad esplodere l’acqua sotto la mosca. Ferro, già convinto d’averla in canna, ma la mosca viene a me liberamente. Avrà rifiutato? Avrà mancato l’artificiale? Sarò stato così tonto da non lasciargli il tempo di richiudere la bocca? Queste domande mi affollano la mente ma scelgo una tattica conservativa. Mi sposto più a valle e riprovo dopo dieci minuti. Stessa tattica, stessa reazione del pesce (probabilmente è troppo grosso per salire in verticale), stessa fragorosa bollata, ma questa volta la mosca è in gola al pesce ed il cuore nella mia.

Bingo! Sono in azione, pronto a recuperare il mostro. Chissà perché le trote non si dirigono mai su dei banchi di sabbia ma sempre solo verso rami, sassi taglienti o correnti impetuose? Dopo averla convinta ad evitare posti pericolosi per il mio finale riesco a condurla in acqua calma.

Mi occorre il guadino: finalmente.La trota

Dico finalmente perché è tutto il giorno che, appeso alla schiena tramite il suo potente avvolgitore, me lo porto dietro inutilmente. Il sistema è comodo ma ha un unico, terribile inconveniente: camminando spesso si aggancia ai rami e, prima di rendersene conto, riparte verso di noi a 100km/h. Si rischiano deformazioni permanenti alla colonna vertebrale.

Non che ritenga indispensabile salpare un pesce a tutti i costi. Sono un pescatore cerebrale, la soddisfazione della cattura spesso si esaurisce al momento dell’aggancio, sapere d’averla “fregata” è già sufficiente ad appagarmi. L’unico motivo per cui amo portare a riva una bella preda (e questa è vanità) è la foto da mostrare agli amici.

La trota finalmente è nella rete. Una grossa fario, scura, che stimo appena più piccola della Balena Bianca, comunque sempre oltre il chilo e mezzo.

Per mezzo minuto riossigeno ed ammiro questo magnifico esemplare e poi, come si salutavano i fantastici personaggi in “La Foresta Magica” gli auguro: “Che l’uomo t’ignori!” e la osservo tornare senza sforzo verso l’acqua profonda.

SanicaPer raggiungere il Sanica (Saniza), partendo da Kljuc, si prende in direzione Bihac e dopo 4-5 chilometri si gira a destra seguendo le indicazioni Sanica. Dopo un'altra decina si arriva al ponte sul fiume che delimita il limite inferiore della riserva. Proseguite sulla sinistra ed attraversate il paese fino ad incontrare, sempre sulla sinistra, una costruzione di legno scuro con  scritto Lovac (caccia), in cui rilasciano i permessi. Se, come noi, trovate chiuso andate a pesca ugualmente. Il guardapesca è un tipo da conoscere: grandi occhiali, un cappello sformato in testa, la doppietta a tracolla  ed una cagnolina nera al seguito. Appartiene ad altri tempi come quella vecchia pistola che gli pende da una tasca e dei vecchi tempi conserva spirito e gentilezza. Insiste nel farci portare l’auto all’ombra dei salici e ci conduce, tra i prati, fino alle migliori piane da temoli.  Parla solo la sua lingua e un po’ di tedesco. Malgrado gli ripeta più volte che non capisco entrambe, mi racconta tutto sulla sua vita, sui pesci e sul fiume o… almeno credo. L’unica cosa sicura è che se gli do i soldi del permesso provvederà a tutto lui. Ci sdebitiamo con una bottiglia di “rosso”. La sera passiamo a salutarlo alla casa di caccia. L’aspetto è quello di una baita canadese. Legno fuori, legno dentro, luce incerta e vari trofei. Un pesce troppo grosso per essere un temolo (eppure è un temolo!) è appeso alla parete, una trota meno fortunata della mia è vicina al banco, il nostro uomo è nel lato più buio, perso nei suoi pensieri. Del “rosso” non c’è più traccia. Si alza a fatica dalla sedia, stenta parecchio nel ritrovare i permessi nel suo milletasche e si commiata da noi calorosamente. Fortunatamente la doppietta rimane appoggiata sul tavolo.

Il permesso costa € 18.00, si pesca solo a mosca, sono ammesse 3 catture, di cui un solo temolo. Se annoccate pesci oltre i 50 pagate un extra. I pesci presenti sono Temoli, Fario e qualche bel Luccio. La stagione di pesca si protrae dal 01-03 / 31-12. Occhio agli orari: da metà maggio a fine settembre si pesca dalle 7 alle 21, negli altri periodi si sospende alle 19. In auto potete accedere alle piccole carrarecce tra i prati e parcheggiare comodamente in più punti vicino all’acqua.

Ribnik Per anni ha popolato le mie fantasie di pescatore a mosca, ne avevo letto un articolo prima del conflitto e mi ero promesso che alla fine avrei trovato l’occasione per farci galleggiare le mie mosche.

Eccomi qua! Se ho fatto tutti questi chilometri in gran parte è proprio per vederlo. Il primo impatto è elettrizzante. Siamo appena arrivati dall’Italia, con fiumi impraticabili da mesi e tanta voglia di pescare, vederlo da quassù basso e limpidissimo ci rincuora. Le caratteristiche sono tra la risorgiva e…il Nera. Si, è un Nera più largo, più placido e con i temoli. L’unico ponte che lo attraversa segna anche la fine della riserva. Da qui a valle si può pescare solo a mosca con l’obbligo del NK. A monte del ponte i locali sono già in azione con la moschera.

Dentro l’alimentari che rilascia i permessi c’incantiamo a contemplare con sacra devozione un enorme Plecottero che cammina sul bordo della bilancia. Ognuno dice la sua, Perla Maxima, Perla Marginata, Perla Miseria se riesco mai a riconoscerle! La donnina invece ci azzecca al primo tentativo, con un colpo di giornale scaccia quell’immonda bestiaccia dal suo negozio. Altre decine di questi cadaveri sparsi sul piazzale ci fanno subito capire qual è la prima portata del giorno. Poco male, quest’anno mi sono organizzato ed ho proprio una bella serie di Stone fly da collaudare.

Con disappunto comprendo che non siamo i soli, nonostante il prezzo discreto dei permessi altri tre o quattro pescatori a mosca Bosniaci sono già sul fiume. Scendiamo a valle imboccando il sentiero tra i prati e finalmente siamo in acqua. Il fondo è di ghiaia e ciottoli, diversi pesci si spostano al nostro arrivo ma qualche temolo rimane vicino ai nostri piedi. Grossi Plecotteri ronzano nell’aria per poi tuffarsi a deporre il loro pacchetto d’uova nere. Le trote li osservano e si scaraventano alla loro caccia e, meglio di tutto, i miei mosconi… funzionano!!!

Iridee, che bell’idea! Ripopolare questo gioiellino con iridee mi sembra un’assurdità. Ci sono già diverse fario e soprattutto temoli di buona taglia, proprio non capisco a cosa servono queste trote fuori luogo se non a giustificare il costo del permesso! Le sponde alberate costringono alla pesca in wading, l’acqua è talmente gelida che nonostante la calda giornata di sole spesso siamo costretti ad uscire. Ci vorrebbe il neoprene. I pesci, gli insetti e le bollate sono ovunque! Predominano grossi Plecotteri, enormi Ecdionuridi ed un fritto misto di sedge. Niente mosche di maggio, probabilmente considerando ritardo di stagione e temperatura dell’acqua quest’anno siamo arrivati in anticipo. RibnikSe voglio tentare qualche temolo mi occorre sostituire il Plecottero sull’otto con delle più modeste emergenti, ma perdo una buona mezz’ora per comprendere che le moschine sul 16-18 che sono solito usare in Italia qui non rendono. Come minimo occorre un amo del 12.

Non sono un attento, ma un distratto osservatore del mondo delle mosche artificiali. Eppure ho colto una clamorosa evoluzione: anni fa i modelli erano scarsi, foto sfocate  o disegni in bianco e nero riproponevano i soliti collaudatissimi  dressing. Oggi i modelli straripano da riviste e computer: migliaia di varianti, revisioni personali, reinterpretazioni, ognuno ha il suo dressing e lo spaccia per “eccezionale”. Non capisco se siamo diventati tutti dei “Devuax” o se più probabilmente le trote, infischiandosene della magia data ai nostri artificiali da collaudati abbinamenti di silhouette e  materiali, in realtà attacchino qualsiasi cosa di sconosciuto galleggi decentemente sopra le loro teste.

Io, salvo rarissime eccezioni, propendo per la seconda ipotesi. Di sicuro, a differenza dell’Inghilterra, dove una BWO è una BWO, in Italia un principiante si trova in serio imbarazzo  nell’assegnare gli scomparti della sua scatola di mosche. Non che io sia esente da questa mania: disdegno i libri di costruzione, salto pie’ pari le pagine di dressing, per ritrovarmi poi a costruire sempre i soliti modelli, fatti “a modo mio” che bene o male nelle acque di casa funzionano. Ma cambiando orizzonti  è facile rimanere spiazzati, occorre riadeguare lo stock di artificiali.

Per questi fiumi fatevi una scorta di  plecotteri giganti, qualche yellow sally, riempite a dovere la scatola delle sedge includendo le grosse Silver ma soprattutto non fatevi mancare il piatto forte: belle, colorate May-fly. Amo profondamente appendere al finale questi passerotti ed ammirare le violente bollate che inducono. Ho imparato a mie spese che non basta un modello. Le trote fanno differenza tra Danica e Vulgata, mentre sul Klokot predominava la prima e l’artificiale che rendeva era una grossa mosca chiara, sul Sanica le trote preferivano sfacciatamente la Vulgata e le si convinceva solo con mosche più piccole e scure.

RibnikA quanto sopra potete aggiungere la CD “Kljuc”, elaborata in riva al fiume da Sandro. Malgrado acque lente e tanti insetti  è stata in grado di far salire anche i temoli più strafottenti di questi bei fiumi. Ecco il dressing:

-prendete un amo del 16 e bloccatelo sul morsetto. Con herl di pavone realizzate un corpo voluminoso fino a metà del gambo dell’amo. Montate in questo punto, rivolto verso dietro, un ciuffo di pelo di cervo, lasciando che si apra a raggiera e che vada poco oltre la curva dell’amo, ultimate il corpo con altro pavone, eseguite il nodo di testa e togliete l'amo dal morsetto, avendo l'accortezza di non spezzargli la punta.

Avevo detto senza spezzargli la punta!

Pazienza, montate un altro amo e ricominciate. Tutto qua, la “Kljuc” è pronta! La cosa più sconcertante è che funziona: Sandro pur essendo ai primi temoli ne ha presi più di me!

Verso sera l’attività si riduce drasticamente, confermandomi che non siamo ancora nella stagione migliore, ma in compenso escono le fario in caccia di grosse sedge.

L’ultima sera un temporale ci costringe a riparare nella locanda sul fiume. Dall’ampia vetrata ammiriamo il Ribnik scorrere quieto sotto di noi. Un te, una birra, uno scambio di saluti ed è immancabile l’approccio con il gruppo di PaM Bosniaci. Li abbiamo già notati nel pomeriggio: un’ottima attrezzatura, una buona tecnica e molta,  molta, discrezione nel muoversi sul fiume. Dei signori, o più semplicemente non abituati come noi a farsi posto a gomitate. Anche loro non sono del posto, sono dei pescatori itineranti. Dopo la prima birra, parlando in nessuna lingua, appaiono due album con foto scioccanti.

RibnikQuelle visioni hanno agitato i miei sonni per diverse notti e qualche volta tornano ancora. Ci vorrebbe il bollino rosso, come fanno in TV. Oltre ad immensi Huco presi a spinning, c’erano decine di temoli e trote da trofeo. A chiunque capita, prima o poi, la cattura importante ma due album pieni non sono casualità. Alla consueta domanda, che ripetevo ad ogni pesce, la risposta era: Sana, Sanica, Una. Le acque libere che avevamo da subito disdegnato, ma soprattutto, davanti ai temoli più grossi e dai colori stupendi, la parola magica era: Pliva.

E Pliva sia il prossimo anno!

Queste conversazioni mi riscaldano il cuore. Il tè è ormai freddo, il temporale è passato, ma è tardi per tornare in acqua. E’ vero, tanta buona pesca viene fatta al bar o su tavole imbandite! Recupero una cartina e si ricomincia: altri pesci, altri fiumi, altri racconti, la barriera lessicale è infranta dall’entusiasmo.

Parole, immagini, ricordi, che illuminano i nostri spiriti troppo spessi cupi e che, come granelli di sabbia dentro ad un’ostrica, diventeranno perle nella nostra anima. 

Il Ribnik nasce da un fenomeno carsico ai piedi del monte Lisina per poi gettarsi dopo dieci chilometri nell’alto corso del Sana. Da Kljuc si percorrono 7 chilometri in direzione Sarajevo ed al bivio, in cui un cartello in cirillico indica PNOHNK, si gira a destra. Sempre dritto fino al paesino di Gornji Ribnik dove subito dopo il ponte trovate un comodo parcheggio e l’alimentari che con € 31.00 vi rilascia il permesso. La stagione di pesca e gli orari sono gli stessi che valgono per il Sanica. Il pesce è abbondante ed a temoli di buona taglia si affiancano belle fario ed invadenti iridee.

 

Il viaggio Come lo scorso anno abbiamo traghettato da Ancona a Zara. Si parte alle 22.00, si cena, si dorme in traghetto ed alle sei di mattina si sbarca in Croazia. Per informazioni su orari e tariffe si può contattare la compagnia Amatori (www.amatori.com / Tel. 071 204305). Da Zara a Kljuc occorrono ancora 3-3,5 ore di guida tranquilla, passando per Bihac. Al confine Bosniaco vi chiedono il passaporto e verificate che la vostra carta verde sia valida anche per questo stato. La strada interna che porta a Kljuc è molto scorrevole ma le frequenti pattuglie di polizia inducono ad un’andatura moderata. Le indicazioni lasciano a desiderare: ce ne sono tre in un rettilineo dove difficilmente a qualcuno viene in mente di girare per un campo e poi giunti all'incrocio manca proprio quella che state seguendo. Compratevi una buona cartina.

Kljuc è base di partenza ideale per visitare i fiumi di quest’itinerario e per quanto ho potuto scoprire anche l’unica in cui esista un alloggio.  In venti minuti si è su Sanica o Ribnik. In poco più di un’ora, volendo, si può raggiungere Klokot, Una, Unac e Pliva.

Amra, la ragazza che gestisce l’Hotel Clavis, parla un ottimo inglese e la potete contattare al +387 61 810 194 o tramite e-mail (amir_clavis@yahoo.com) Ho cercato di spiegargli quali sono le informazioni utili ad un PaM e si sta organizzando per aiutare i pescatori a reperire i permessi ed a trovare una guida locale che li accompagni. L’albergo è talmente nuovo da non essere ancora finito, in ogni modo c’è tutto ciò che serve ed i prezzi sono veramente modesti.Ribnik

Vi manca la cucina Italiana? Noi ci siamo organizzati con un fornellino da campeggio, la pasta e la moka. Vi garantisco che gli spaghetti al dente ed il profumo del caffè in riva al fiume sono una libidine! Ancora non basta? In paese ci sono due pizzerie: ve le consiglio!

La moneta locale, Konvertibilnih Marana, corrisponde ad un vecchio Marco Tedesco e quindi vale circa 1/2 Euro, comunque quelli interi, i nostri, sono accettati ovunque. Pochissimi parlano inglese ma se conoscete il tedesco siete a casa vostra.

Come potete capire questa è una gita economica, insomma se è vero che con una media di €50 il  giorno si dorme, si mangia e si pesca è anche vero che il viaggio incide parecchio, diciamo che abituati ad altre follie è economica per essere una gita di pesca!

Del resto avete presente la trota di Lee Wulff, " troppo preziosa per esser catturata una volta sola"? Avete mai ragionato sul perché sia veramente così preziosa? Provate a dividere le vostre spese annuali per i pesci catturati e vi balzerà agli occhi la risposta! Ho provato a fare il conto del mio primo anno di pesca a mosca e n’è risultata una cifra a cinque zeri (erano ancora lire), ora dopo anni d’accurato ridimensionamento dell'attrezzatura ed un’ottimizzazione delle uscite sono orgoglioso di ammettere non solo di aver arginato l'inflazione ed azzerato l’effetto Euro, ma addirittura di aver ridotto quel prezzo considerevolmente. Potrei tuttavia sempre mantenermi un amante per meno - e mia moglie si è sempre meravigliata perché non lo faccia.

 Periodo Il periodo migliore per venire da queste parti è da fine Maggio a metà Giugno, quello in cui più facile è trovare buone schiuse d’insetti. Le sedge sono al culmine, le grandi perle sono numerose e le prime May-fly riescono a catalizzare l’attenzione delle trote più grosse. Dalla conversazione serale con i moschisti locali, però sembra che, a parte il Ribnik che risente di un calo di livelli estivi, Sana, Sanica ed Una siano buoni tutta l’estate, fino a Settembre, mentre la Pliva dovrebbe dare il meglio di se addirittura in Luglio ed Agosto.

 Infine, ribadisco il consiglio dello scorso anno: qua c’ è stata la guerra, la cucina locale è pessima, i locali non parlano Italiano. Non ci venite, perlomeno non a fine Maggio!